Al posto delle attuali nove Province nasceranno 12-13 liberi consorzi, che non gestiranno spesa ma saranno enti di programmazione su aree territoriali da almeno150 mila abitanti. A presiederli saranno sindaci indicati dalle assemblee di amministratori (si parla di elezione idniretta di secondo grado) senza alcuna indennità aggiuntiva; gli enti accorperanno le funzioni di Ato, distretti turistici, Srr. Queste le linee sulle quali il governo regionale di Rosario Crocetta sta lavorando per definire il progetto di riforma delle Province.
Fuori dai consorzi resteranno le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
Ogni consorzio avrà un comune capofila (quello col maggior numero di abitanti); oltre alle attuali nove aree, secondo Crocetta, si potrebbero aggiungere i consorzi di Caltagirone, Marsala e nelle aree dei Peloritani e dei Nebrodi. Il rischio, paventato da alcuni critici della riforma, è che la moltiplicazione dei consorzi si spinga ben oltre.
Secondo Crocetta, la cancellazione delle indennità di presidenti, assessori e consiglieri provinciali, porterà a un risparmio di dieci milioni di euro l'anno.
Ancora da chiarire i dettagli del futuro dei 6.500 dipendenti delle attuali Province, ma anche quali competenze rimarranno in capo ai nuovi organismi, considerando che oggi le Province riscuotono le tasse automobilistiche e si occupano della manutenzione di scuole e strade interne.
Intanto, i Consigli provinciali in scadenza (otto su nove scadono a maggio) saranno sostituiti da un commissario straordinario nominato dal presidente della Regione, d'intesa con l'assessore alle Autonomie locali. Anche i commissari nominati dal governo Lombardo saranno sostituiti: un comma della legge votata dall'Ars prevede la loro decadenza immediata.
(da www.livesicilia.it)
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