sabato 27 aprile 2013

Carmine Abate e il suo "La collina del vento" a Castelbuono il 30 aprile alle ore 17,30 alla Sala del Principe del Castello comunale dei Ventimiglia

Carmine Abate illumina il palcoscenico culturale di Castelbuono dove sarà presente martedì 30 aprile per parlare del suo libro “La collina del vento”, edito da Mondadori, Premio Campiello 2012.
Abate dà vita a un romanzo dal ritmo serrato e dal linguaggio seducente, che parte da Alberto, il tenace patriarca, agli inizi del Novecento, passa per i suoi tre figli soldati nella Grande Guerra e per tutte le sue donne forti e sensuali, e giunge fino a Umberto Zanotti-Bianco, all'affascinante Torinèsia e all'ultimo degli Arcuri, uomo dei nostri giorni che sceglie di andare lontano. “La collina del vento” è la saga appassionata e coinvolgente, epica ed eroica di una famiglia che nessuna avversità riesce a piegare, che nessun vento potrà mai domare.
Impetuoso, lieve, sconvolgente: è il vento che soffia senza requie sulle pendici del Rossarco, leggendaria, enigmatica altura a pochi chilometri dal mar Jonio. Il vento scuote gli olivi secolari e gli arbusti odorosi, ulula nel buio, canta di un antico segreto sepolto e fa danzare le foglie come ricordi dimenticati. Proprio i ricordi condivisi sulla "collina del vento" costituiscono le radici profonde della famiglia Arcuri, che da generazioni considera il Rossarco non solo luogo sacro delle origini, ma anche simbolo di una terra vitale che non si arrende e tempio all'aria aperta di una dirittura etica forte quanto una fede.
Così narra lo scrittore calabrese, nato nel 1954 a Carfizzi, in provincia di Crotone, una comunità arbëreshe - cioé italo-albanese - della Calabria, laureatosi a Bari ed emigrato da giovane in Germania. Oggi vive in Trentino, dove insegna.
L'appuntamento castelbuonese rientra tra quelli della rassegna culturale “Un libro al mese” curata ed organizzata da Edicolè Barreca ed il periodico locale “Suprauponti” con il patrocinio del Comune di Castelbuono, del Museo Civico e della Biblioteca Comunale.
Riflettori puntati quindi per martedì 30 aprile, con inizio alle ore 17,30, alla Sala del Principe del Castello comunale dei Ventimiglia, con la partecipazione dell'autore, di Stefania Sperandeo che darà voce ad alcune pagine del libro ed altri momenti di spettacolo che faranno da degna cornice alla presentazione del libro trionfatore dell'ultima edizione del famoso Premio Campiello, organizzato da Confindustria Veneto la cui serata conclusiva di proclamazione, in diretta televisiva su Rai 1 con Bruno Vespa a condurre, si svolge nello splendido scenario del Teatro La Fenice di Venezia.






mercoledì 3 aprile 2013

Una Saggia al Quirinale

Facendomi portavoce dell’opinione di numerose lettrici, vorrei qui ringraziare il presidente Napolitano per non avere inserito neppure una donna nella lista dei dieci Saggi che hanno dato il cambio all’onnivoro esploratore Bersani nel ruolo di intrattenitori istituzionali. La difficile missione di questi brizzolati esponenti dell’establishment consiste infatti nell’ingannare il tempo fino al conclave che eleggerà il prossimo Capo dello Stato, stilando elenchi di priorità su fogli di carta intestata che fra un paio di settimane si tradurranno in aeroplanini volteggianti. E’ un compito non nuovo ma necessario e nessuno dubita che essi lo adempiranno con scrupolo e senso civico. Soprattutto con quella passione che soltanto i maschi riescono a infondere nelle cose inutili e astratte.
Le donne no: troppo pragmatiche, troppo legate alla vita. I dibattiti destinati al nulla le lasciano indifferenti e anche un po’ insofferenti. Se qualcuno le avesse incautamente coinvolte, avrebbero forse accettato - per naturale cortesia o legittima vanità - di partecipare alla prima riunione. Ma, annusata l’aria sterile, ci avrebbero messo un attimo a recuperare borsetta e paltò, lasciare i Saggi alla loro saggezza e correre a occuparsi delle decine di adempimenti pratici che costellano la giornata di ogni essere di sesso femminile in un Paese che sulle donne ha scaricato le latitanze della collettività. Se proprio le vogliamo scomodare, che sia per qualcosa di veramente utile e di dolcemente rivoluzionario. Come una Saggia al Quirinale, per esempio.

(Massimo Gramellini - La Stampa)

lunedì 1 aprile 2013

Presti: "Io in giunta? Non è il mio mondo"

(nella foto di Pasquale Ponente mentre riceve il riconoscimento "Premio Castelbuono 2012" dalle mani di Peppe Norata e sotto lo sguardo attento di Roberto Gueli conduttore della serata insieme a Cristiana Matano)

“Io componente della giunta? Non saprei. Io sono un'altra cosa”. Antonio Presti traccia un solco. Tra sé e il resto. Tra sé e il mondo della politica. O meglio, come ama dire lui, “del potere”. Lui non fa parte di quel mondo. Non vuole farne parte in nessun modo. Nemmeno nei discorsi, nemmeno nelle allusioni. “Io amico di Crocetta? Io sono Antonio Presti. Ho la mia storia, unica in Sicilia. Una storia di bellezza, doni e sacrificio”.

Quindi ha deciso di rifiutare l'offerta del presidente? Crocetta vuole lei alla guida dei Beni culturali. Anzi, sarebbe “tutto il mondo” a chiedere al presidente di nominare lei.
“Quello non è il mio mondo. Io non c'entro nulla. E devo dire che i segnali non mi incoraggiano”.

In che senso?
“Leggo che potrei diventare assessore perché sono amico di Crocetta. Stiamo scherzando?”.

La cosa la infastidisce?
“Certamente, chi dice queste cose non conosce la mia storia. Una storia unica in Sicilia. Io esisto in quanto 'Antonio Presti' non certo in quanto 'amico di Crocetta'”.

Eppure è stato proprio il governatore a sceglierla come numero due nella lista al Senato del Megafono.
“E sono stato io a scegliere di essere messo al numero due. Io non sono fatto per le mediazioni politiche, per queste cose qui. Ho accettato per una questione di cuore...”

… di amicizia, appunto.
“Certo, ma non nel senso in cui viene letta oggi. Io non ho chiesto niente. Anzi, non voglio niente. Figuriamoci se mi interessano le poltrone, o gli incarichi. Io sono un'altra cosa”.

Un'altra cosa?
“Certamente. Io ho solo donato alla Sicilia. Ho dato tutto il mio patrimonio ai siciliani. La mia è una storia rara. La sfido a trovare un altro esempio simile. Non sono come quelli là, io...”.

Chi sono quelli là?
“Non sono, per intenderci, un onorevole. Non sono, per fare un esempio, un deputato del Pd, o dell'Udc. Io non sono un servo di questo potere”.

Bisogna essere servi per fare l'assessore?
“Io sono già assessore. Sono assessore alla Cultura di me stesso”.

Insomma, non accetterà...
“Non ho detto questo. Ma esigo rispetto per la mia storia privata. Una storia fatta di sacrificio per la mia Terra. Se questa storia può essere messa a disposizione anche sotto un profilo istituzionale, valuterò. Ma i dubbi sono tanti”.

Qual è il suo timore maggiore?
“Quello di passare per 'uno di loro'. Di sembrare uno di quelli che va a caccia di incarichi. Già li vedo: prima senatore, poi candidato sindaco di Messina, infine assessore. Sarebbe un dolore insopportabile”.

Un dolore, addirittura?
“Certo. Io ho lottato per tutta la mia vita. Il mio rapporto col potere è una ferita aperta. Il potere in tanti anni mi ha sempre perseguitato. E adesso, qualcuno già si diverte a infilarmi nei 'cerchi magici'...”.

Non capisco cosa ci sia di male, in fondo. Il potere è una cosa negativa in sé? Non è il modo con cui si esercita che dà significato al potere stesso?
“Il problema qui è un altro. Il rischio grosso che corro è che, agli occhi della gente, diventiamo tutti la stessa cosa. E io non potrei mai accettare una cosa del genere. A sessant'anni, poi, dopo aver scritto col sangue la mia storia personale. Non mi sono mica rincoglionito”.

Eppure, sembra che la sua storia personale sia alla base di una specie di mobilitazione. C'è “un mondo”, dice Crocetta, che vorrebbe lei come assessore.
“Quel mondo lo dice perché riconosce proprio la mia onestà e quella storia cui accennavo. Ma c'è anche il mondo di Presti, il mio mondo. Dove le poltrone non interessano. E non interessano i soldi”.

Beh, basterebbe precisarlo. I modi ci sono. O no?
“Non so. Se troviamo la maniera, se ne può parlare. Ma le chiedo: e se vengo infangato dal potere? Io non posso entrare in queste logiche. E tanto meno posso accettare che qualcuno pensi che sia io a chiedere di entrarvi”.

Sembra davvero combattuto...
“In effetti. Vedo una contraddizione evidente tra la mia storia e il resto. Io ho sempre donato. La politica ha sempre depredato. E nonostante ciò, già arrivano i primi schizzi di fango...”.

A cosa si riferisce?
“Qualcuno ha detto che la mia presenza in qualità di assessore, sarebbe finalizzata a favorire la Fiumara d'Arte. Chi dice quelle cose è a conoscenza del fatto che la Fiumara è pubblica? Ed è pubblica proprio perché io ne ho fatto dono alla Sicilia? Potrei mai affrontare quotidianamente polemiche di questo tipo?”

In effetti, sarebbe in qualche modo “costretto” dal ruolo...
“Ma sarebbe una cosa accettabile nella logica normale di funzionamento del potere. Ma io sono unico al mondo, le mie esperienze, il mio passato sono unici al mondo. Sarebbe irrispettoso. E io esigo rispetto”.

Quindi al momento pende più per il “no”.
“Le dico solo questo: non perché il mondo me lo chiede, io devo vivere in uno stato di sofferenza e ambiguità. Io non voglio diventare un'altra cosa. Non voglio nemmeno che si pensi che io sia uno di loro”.

Franco Battiato ad Ypsi 2013



Cari Ypsini,
con gioia indescrivibile annunciamo la conferma di Franco Battiato ad Ypsigrock Festival 2013.
Il cantautore siciliano, già assessore per qualche mese, ha confermato la sua presenza per attestare fortemente il proprio sostegno al Festival.
Ormai libero da qualsiasi coinvolgimento politico per l’occasione ha dichiarato: le uniche troie che non oscurano la mia identità sono quelle del rock and roll.
Ypsi and Love
(da www.ypsigrock.com)